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LA MADDALENA "SCANDALOSA" di Giulio Cozzoli

Lo scultore mise particolare cura nel dar vita alla statua della Maddalena, che realizzò con fervorosa dedicazione, segnando una vetta insuperata nella sua produzione artistica.
Presentata al pubblico durante l’ estate del 1950, questa statua riscosse un ampio consenso ma, se raccolse adesioni per il pregio artistico, sollevò parecchie critiche e perplessità per motivi di carattere morale.
Infatti l’ autore aveva ritratto Maria di Magdala in un atteggiamento di appassionata femminilità. La giovane donna, di vistosa avvenenza, aveva le braccia interamente scoperte e distese nella stretta frenetica delle mani, il capo rivolto all’ indietro esaltando la nudità del collo, le folte chiome ricadenti in ondate oscillanti sul mantello, il volto abbagliante, accecato dal furore delle lacrime.
Si dice che ad ispirare l’ artista sia stata una bellissima ragazza slava di nome Tatiana Sokolov, che in quegli anni viveva a Molfetta con il padre, entrambi “sfollati” alla fine della seconda guerra mondiale che, guarda un po’, hanno coabitato con i miei nonni, nella mia casa natale, per un certo numero di anni.
Il Vescovo, Mons. Achille Salvucci, uomo di grandissima saggezza, appena prese visione dell’ opera, la giudicò non adatta ad una processione, vietandone l’ acquisto all’ Arciconfraternita della Morte.
Fu da allora denominata “la Maddalena scandalosa”.
Grande fu l’ amarezza del Cozzoli nel vedere in un certo senso ripudiata la sua opera alla quale aveva offerto tutta la sua dedizione ed il suo estro.


- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, tratto dall' intervento su "L'arte della cartapesta di Giulio Cozzoli nelle statue dell' Arciconfraternita della Morte" (V Convegno Internazionale di Studi sulla Cultura Popolare Religiosa "Artigiani della Fede" - Pulsano - 18 luglio 2010).
- Foto a cura del dott. Francesco Stanzione, su gentile concessione della Sig.ra Antonietta Cozzoli.
N.B. - Tutte le foto sono proprietà esclusiva dell' autore dott. Franco Stanzione ed è vietato riprodurle senza il suo consenso e/o omettendo di citarne la fonte.

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